Dopo mesi di astinenza da mostre, finalmente un vernissage!
La galleria Giovanni Bonelli di Milano, con la collaborazione di Lis10gallery, ha dato vita ad un inedito confronto tra Massimo Kaufmann e Gonçalo Mabunda. La mostra mi ha affascinata, ricca di rimbalzi visivi e occasioni di riflessione.
Il curatore, Giorgio Verzotti scrive:
Universale, quindi. Fra espressione ed astrazione ecco un termine che può adattarsi al lavoro di due artisti cosi diversi, e però accomunati dall’occasione di questa mostra. Nel suo saggio sull’artista africano, Alessandro Romanini scrive che Mabunta “scompone e ricompone e trova un senso ulteriore da attribuire alle cose”. Questo senso nuovo trasfigura le cose in indici di valore universale: la guerra, la violenza, la comunità che le subisce. Legata alla storia di una comunità, l’opera tuttavia la trascende e diventa occasione per una meditazione sulle cose ultime, la vita come la morte. In Massimo Kaufmann l’astrazione lo porta similmente ad un senso ulteriore delle cose, ad una meditazione sul linguaggio artistico che si fonda su una ricerca di assoluto compiuta per via di riduzione, per azzeramento di ogni soggettivismo, di ogni narratività, quanto dire di ogni relatività del senso, in vista di un’essenza del fare arte di cui l’opera diventa indice. Personalmente, non parlerei neppure più di astrazione e universalità. Parlerei di impersonale, sulla scia di un pensiero, per quanto arduo, di Simone Weil: “La verità e la bellezza abitano questo ambito delle cose impersonali e anonime. (…) Ciò che è sacro nella scienza è la verità. Ciò che è sacro nell’arte è la bellezza. La verità e la bellezza sono impersonali.”
Massimo Kaufmann (1963, Milano. Vive e lavora a Milano) è esponente di rilevo della generazione artistica affermatasi nei primi anni Novanta a Milano, imponendosi sulla scena italiana dopo l’Arte Povera e la Transavanguardia, utilizzando i più disparati mezzi espressivi, dall’installazione alla pittura, dalla fotografia al video e sfuggendo alle catalogazioni ed ai manifesti programmatici. Oltre al MAMbo, il suoi lavori fanno parte delle Collezioni di importanti Musei internazionali: Parigi (Fondation Cartier), Berlino (Martin Gropius Bau, Metropolis), Amsterdam (De Appel), Vienna (Palais Liechtenstein, Fondazione Ludwig), New York (Sperone-Westwater, Bronx Museum), Phoenix, Nizza (Musee d’Art Contemporaine), Roma Galleria Nazionale d’arte Moderna, (Quadriennale 1996 e 2005 , Galleria Nazionale d’Arte Moderna), Milano (PAC, Triennale, Collezione Palazzo Reale) e nei musei di Graz, Sarajevo, Tel Aviv.
Gonçalo Mabunda (1975, Maputo District, Mozambico. Vive e lavora a Maputo)Nonostante l’infanzia trascorsa in un paese devastato dalla guerra civile (1975-1991) Mabunda ha potuto frequentare le scuole della capitale del Mozambico (Maputo), ha iniziato a dipingere a 17 anni e dai 22 anni ha iniziato a lavorare come artista a tempo pieno. Ha al suo attivo la partecipazione ad esposizioni in prestigiose istituzioni di livello internazionale quali ad esempio: il Centre Georges Pompidou di Parigi (2005); il Mori Museum di Tokyo (2006); il Guggenheim di Bilbao (2016); Palazzo Reale di Milano (2016); il Palais de Tokyo di Parigi (2018). La sua prima presenza alla Biennale di Venezia risale al 2015 mentre quest’anno (2019) è stato selezionato per rappresentare il Mozambico nel padiglione nazionale. A livello internazionale collabora con la Jack Bell Gallery di Londra. Numerosi riconoscimenti internazionali gli sono stati conferiti per il suo impegno di attivista contro la guerra trasmesso attraverso i suoi lavori. La prima mostra in collaborazione tra Lis10 Gallery e la nostra galleria è stata realizzata nel 2019 presso la nostra dede di Pietrasanta. Per l’occasione è stato editato anche un catalogo di tutte le opere esposte.